Io sono Mario, il webmaster di questo sito web, nonché socio e marito di Marisa, che voi lettori di questo blog conoscete bene. Abitualmente mi occupo di ciò che non si vede, faccio si che il sito sia sempre online, curo il virtual server su cui è ospitato, aggiorno WordPress, faccio copia di tutto perché non vada mai perso. Ogni tanto Marisa si arrabbia con me perché qualcosa non funziona; altre volte perché sono un po’ disordinato e accumulo tutto senza buttare niente: casa e lavoro per noi si sono mescolati per anni. Ho sempre scritto poco sui nostri blog perché esprimermi in modo così certo e inciso turba la mia insicurezza. Ma in questi giorni ci stanno succedendo diverse cose che mi hanno spinto ad accendere il computer per picchiettare sulla sua tastiera.
Questo sito si occupa delle Marche, una regione colpita un anno fa dal terremoto. In questi giorni trascorsi ho sofferto, come tutti noi marchigiani, questo disagio scolpito nel nostro inconscio. Il terremoto turba profondamente ma non lascia trasparire la sua azione nel tempo. La terra, lavorata, coltivata, amata, lasciata per il mare, solida ancora e fertile fondamenta per la nostra vita trema; si muove; va dove non ce lo aspettiamo. E questo tremore ampio e rumoroso ci sconvolge.
Io inconsapevolmente sono ancora sconvolto, nel mio inconscio questo turbamento permane e non lo voglio scacciare. Perché come in quegli attimi sono fuggito dalle mia casa, così le Marche che tremano mi hanno fatto capire che fuori è meglio di dentro, che insieme è meglio che soli. Il terremoto mi ha costretto ad uscire dal mio anfratto, mi costringe a guardare in faccia la fragilità della mi vita. Mi costringe al coraggio della quotidianità.