Ripenso alla scala a chiocciola, protagonista di avventure e leggende dal 500 fino alla storia partigiana, via segreta che collega il cuore della città con le CORTINE, la parte a sud delle mura dove viene istituito l’orto botanico dell’ Università.
Camerino è una delle città universitarie del centro Italia piene di fascino e di bellezza, ne parlo al presente volutamente, tralascio gli ultimi tragici avvenimenti.
Qui architettura e paesaggio naturale formano un quadro Rinascimentale en plain air…, in un pomeriggio di ozio decido di passeggiare per il giardino, il percorso è libero, ma ogni area è facilmente identificabile grazie alla segnaletica semplice ma esaustiva. Mi lascio affascinare dal contrasto dei colori, dalle fontane circolari ottocentesche.
L’orto Botanico dal 2008 viene intitolato alla Prof. Carmela Cortini, laureata in scienze forestali, a Camerino era docente di Botanica ed Ecologia. La prof. Aveva dedicato la vita alla ricerca dello studio della flora dei muschi d ‘Italia.
…”Qui ci vuole un’esperta!.. “ penso, decido di fare due chiacchere con la mia amica ROBERTA TACCHI, guarda caso ex curatrice dell’orto botanico, specializzata nella ricerca briologica. E Roberta mi racconta…
L’orto botanico nasce grazie al Pof. Vincenzo Ottaviani, docente di Botanica. Il prof. Vuole fare studiare dal vivo i propri studenti. La botanica era una disciplina scientifica collegata alla farmaceutica, l’uso e lo studio delle piante come applicazione pratica( ereditato dalla tradizione benedettina ). Gli studenti, prima del professore studiavano e conoscevano le piante solo dai libri, ma dalle immagini a volte è facile confondersi e si sa,in natura è la dose che tratta l’effetto benefico.
Poi nel tempo, l’orto si arricchisce, segue gli interessi scientifici dei vari curatori che si susseguono.
Ogni orto botanico è a sé, esprime il luogo in cui cresce, nessun orto è simile ad un altro ( acqua, terra, aria, uomo ), non solo coesisto ma si attivano e reagiscono reciprocamente.
Roberta parla mi racconta, mi dice che ora grazie agli orti botanici si puo’ fare divulgazione scientifica al servizio della cittadinanza, si possono fare progetti sociali. In quanto curatrice, le chiedo in cosa lei ha contribuito. Con spontaneità mi dice che lei è un’ ambientalista e si interessa di alimentazione,”… ho sviluppato la collezione delle piante tropicali da frutto in serra ( mango, caffè, papaya ). La collezione delle piante tintoree, tipiche dei nostri ambienti : la robbia, il Guado, lo Scotano …”.
Un ultimo sguardo lo dedico al giardino pensile, con la collezione delle Rose antiche…
Curare un’ orto botanico è un mestiere appassionante e complesso, aggiornare la nomenclatura arricchirlo di specie che possono essere interessanti per il pubblico generico ( cioè io!!). Perché ? chiedo..
Beh!… anche solo per conoscere la Fotosintesi clorofilliana è utile anche a te a me a tutti, senza di essa non ci sarebbe la vita sulla terra!!!